Nuova base della Guardia d’Inverno..

Un uomo percorre i corridoi di questo ampio edificio con fin troppa calma, mentre i soldati che incrocia sul suo cammino si affrettano a fargli il saluto militare, nonostante lui abbia detto loro più volte che non è affatto necessario essere così formali. Certo, non che gli dispiaccia questo segno di rispetto, anzi, contribuisce a rinvigorire il suo fin troppo smisurato ego.
Quest’uomo è il figlio di un militare morto in prima linea in una inutile missione per un altrettanto inutile conflitto, cresciuto nella povertà e negli stenti. Eppure questo non ha fatto mai venire meno l’amore per il suo paese, anzi, fin da quando era piccolo, molto più innocente di adesso, ha giurato che l’avrebbe protetto da ogni pericolo. Perché nessun altro bambino dovesse soffrire quello che ha sofferto lui a sei anni.
Quest’uomo ha faticato molto e ha dovuto rinunciare a molte cose, tranne che ad una: la sua dignità. Nel suo piccolo è un uomo fiero, che non accetta compromessi, anche se spesso piega la legge e gli ordini al suo volere.
Quest’uomo non ha paura di nessuno. Non ha avuto paura del suo predecessore, che ha fatto prima cacciare e poi incarcerare; non ha avuto paura dei superesseri che sono stati portati al suo cospetto e soggiogati dal suo carisma; non ha avuto paura dello SHIELD, che ha allontanato dalla sua patria. Perché nessuno può permettersi di prendere in giro il suo paese, questa nazione ha già ciò che gli occorre per riparare ai propri mali e rinascere dalle macerie della crisi di questi ultimi, terribili anni. E la soluzione è ricorrere a chi quella crisi l’ha creata, chi quella criminalità l’ha alimentata.
Quest’uomo è il nuovo capo del F.S.B. Il suo nome è Vladimir Menikov. La sua prima battaglia è stata vinta con relativa facilità: gli ultimi residui della vecchia Guardia d’Inverno o si sono ritirati o adesso sono dei fuggiaschi ricercati. Deve affrontare ora la seconda battaglia, decisamente più ardua: il confronto politico.

LE CINQUE GIORNATE - PROLOGO
QUELLO CHE MENIKOV NON DICE
di FABIO VOLINO
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

Vladimir Menikov entra in una sala appartata, ma ampia. Al centro un grande tavolo circolare, attorniato da decine di sedie. Un tempo qui Alexei Vazhin teneva le sue riunioni, dando l’illusione ai suoi sottoposti che potessero avere qualche potere decisionale. Menikov tiene i suoi meeting solo con due persone: Stella Nera, Katrina Bulikova, e il Guardiano Rosso, Alexi Shostakov. Tiene molto alle loro opinioni, nonostante il suo modo di pensare dovrebbe fargli bollare il secondo come una reliquia del passato. Sono le punte di diamante del suo team: una donna data per morta da tutti tranne che da lui, diventata qualcosa di più che una semplice umana. Una potenziale arma di distruzione… al servizio del suo paese; e un soldato di altri tempi, portatore dei sani valori del patriottismo, nonché idolo delle folle.
Non potrebbe desiderare di meglio.
In fondo alla sala c’è un ampio schermo visore per le teleconferenze o le call skype. Menikov prende posto e, un minuto dopo, lo schermo si divide in tre sezioni: sulla destra c’è il Ministro della Giustizia; sulla sinistra quello degli Interni; infine al centro il Primo Ministro, l’uomo che con l’avallo del Presidente l’ha messo al comando.
“Sono felice di poter parlare con voi” afferma Menikov “Anche se, ve lo devo confessare, non ne capisco il motivo”.
“Signor Menikov, eccezion fatta per Stella Nera e il Guardiano Rosso il popolo non conosce le vere identità degli altri componenti della Guardia d’Inverno” afferma il Ministro degli Interni “Tuttavia vorremmo avere delle rassicurazioni da lei”.
“Già, siete spaventati dal fatto che siano supercriminali, vero?”. Menikov si concede un sorriso disteso.
“Di certo può comprendere le nostre preoccupazioni” dice il Ministro della Giustizia.
“Erano anche le mie preoccupazioni, Ivan” interviene il Primo Ministro “Ma quest’uomo mi ha fatto capire quanto fossero infondate. Tanto che, scavalcando la procedura abituale, ho concesso io stesso la grazia a Valentin Shatalov. Ci parli di lui, Vladimir”.
“La Dinamo Cremisi, Valentin Shatalov. Sì, diciamo che con lui ho voluto chiudere un ciclo iniziato da lui stesso. Era un generale dell’esercito un tempo, che con abili manovre politiche e di ricatto privò il mio attuale consigliere Dimitri Bukharin del ruolo e dell’armatura di Dinamo Cremisi, fondando l’effimero gruppo dei Remont 4. Scomparve dalle scene, si fece una plastica facciale e si infiltrò con una falsa identità nel gruppo dell’ONU Worldwatch, fiancheggiato da una scheggia deviata dei nostri servizi segreti… che è stata punita come merita. E quando ciò è avvenuto, Shatalov ha perso ogni appoggio, nello stesso momento in cui Worldwatch si scioglieva per la prima volta. Scomparve ancora nel nulla e tornò nella madrepatria: il suo gruppo, i Remont 4, lo rintracciò, ma venne salvato dalla Guardia d’Inverno e infine imprigionato. Da lì io ho deciso di prelevarlo”.
“Vorremmo conoscerne il motivo esatto” chiede il Ministro della Giustizia.
“Il motivo è molto chiaro e capisco che per formalità voi dobbiate chiederlo. Nondimeno risponderò”. In queste settimane in cui l’ha conosciuto, c’è un particolare di Menikov per cui il Primo Ministro continua a provare stupore: il suo essere schietto e diretto fino all’eccesso. “Dopo Bullsky, e in mancanza di Bukharin, Shatalov è il più grande esperto in fatto di utilizzo di un’armatura. Inoltre è un ex generale dell’esercito e conosce bene le tattiche militari. Al gruppo serve qualcuno che sia di rinforzo alla Dinamo Cremisi e possa coordinare le manovre del gruppo qualora il Guardiano Rosso sia altrove o irreperibile”.
I tre paiono soddisfatti e passano al successivo componente del gruppo. “Costui ci solleva più di un dubbio” dice il Ministro degli Interni “Stiamo parlando di Vanguard, ovvero Arkady Rossovich”.
“Dubbi che nessuno si pose decenni fa” spiega Menikov. “Parte del suo passato è ancora avvolta nel mistero, quello che sappiamo comunque è che Arkady Rossovich era un contrabbandiere di poco conto della mafia russa che ha agito principalmente alla fine degli anni ’40 e si rese responsabile anche di alcuni omicidi. Venne alla fine catturato e condannato all’ergastolo, finchè Stalin in persona non lo scelse come uno dei candidati di un esperimento top secret”.
“Quell’esperimento di cui Igor Stalyenko era venuto a conoscenza, l’esercito dei Red”.
“Esattamente. Vedete, Stalin era un uomo… orgoglioso, diciamo così. Quando nel 1948 Capitan America umiliò il primo Guardiano Rosso, Aleksey Lebedev, dire che Stalin andò su tutte le furie sarebbe usare un eufemismo, a dir poco. Lebedev venne privato del titolo di Guardiano Rosso e cadde in disgrazia, mentre Stalin cercò un’alternativa. Non voleva un solo supersoldato, ne voleva un intero esercito e, usando sia scienziati russi che ex nazisti, diede vita a una sperimentazione durata tre anni. Sarebbe durata di più, ma poi lui perse la pazienza: gli venne fatto notare che la sperimentazione su cavie umane avrebbe causato solo vittime, ma per Stalin il problema era facilmente risolvibile. Le cavie umane sarebbero state elementi sacrificabili: criminali, soldati che avevano disertato, persone dei quartieri poveri di cui nessuno avrebbe notato la scomparsa. Nel 1952 l’Unione Sovietica produsse i suoi primi supersoldati… e morirono tutti, ma molte altre cavie erano sulla lista. Poi nel 1953 Stalin morì e l’esperimento venne messo da parte per un anno”.
“Fino al 1954” aggiunge il Primo Ministro, quasi sottovoce.
“Già, e sempre per mano del nemico dell’epoca della Russia, Capitan America. Curioso che questi supersoldati debbano la loro vita a due persone che supersoldati non erano. Comunque questo nuovo Capitan America, ‘flagello dei comunisti’, diede a Berja la motivazione per riprendere la sperimentazione umana. Stavolta le cose andarono leggermente meglio, anche se non più di tanto. L’instabilità mentale di cui i soggetti divennero vittime convinse infine Krushev a mettervi la parola fine nel 1962. Delle oltre cento cavie umane, sopravvissero solo in ventiquattro e vennero messi tutti in stasi nella sede della sperimentazione, sita nella Siberia Occidentale. Per ragioni ancora ignote, Rossovich venne portato in un’altra struttura, mentre Marko Ivanov venne impiegato in una missione nello spazio e dato per disperso. Gli altri ventidue supersoldati invece rimasero solo dei signor nessuno, dimenticati da tutti. Decenni dopo, Rossovich venne inavvertitamente liberato dai cosiddetti X-Men, con cui si scontrò ripetutamente negli anni successivi. Alla fine tornò qui in Russia e ritornò alle origini con le sue attività criminali, che noi abbiamo tranciato alla radice”.
“Come Rossovich, anche l’uomo noto come Igor Mobilov alias Fantasma faceva parte di questo esercito di supersoldati” si preoccupa di spiegare il Ministro degli Interni “Vorremmo sapere cosa ha in mente per loro due”.
“Innanzitutto rispondo subito alla domanda che non mi porrete mai, se io mi fido di queste persone, nonostante siano sotto il nostro totale controllo. La risposta è: no, in alcun modo. Se loro muoiono, ho altri candidati pronti a prendere il loro posto. Detto questo, le capacità dei due sono troppo preziose per andare sprecate: Rossovich è in grado di respingere ogni attacco, mentre le capacità di infiltrazione di Mobilov ci sono già state utili in più di una occasione. Non serve aggiungere che sono stati tra i membri più efficienti finora della nuova Guardia d’Inverno”.
“Il Guardiano Rosso ha detto che con alcuni criminali Rossovich avrebbe usato troppa violenza”.
“Primo Ministro, ho parlato personalmente con Shostakov e chiarito il tutto: ha agito solo per legittima difesa”. Parole semplici, scontate, ma che rassicurano i presenti.
“Prima ha accennato a Marko Ivanov, l’unico supersoldato che non sia impazzito. Sa dove si trova ora? E che mi dice di sua figlia Elena?”.
Il Ministro della Giustizia pare non aver accettato che certe procedure di sua competenza gli siano state sottratte, anche se solo in via temporanea, e queste velate domande che in realtà sono accuse ne sono una prova. Ma Menikov non è tipo da farci troppo caso, quello che conta per lui sono i fatti.
“Stiamo cercando Marko Ivavov, pur non essendo una priorità. Vi confesso però che disperavo di potermi servire delle capacità di sua figlia e sarebbe stato davvero un peccato. La sua è una storia tragica, una storia che ha legami con pagine poco onorevoli della storia di questa nazione. Pagine che io ho intenzione di far dimenticare. Quando suo padre venne dato per disperso, lei rimase praticamente sola al mondo. E così, quando i suoi latenti poteri ESP emersero la prima volta, si fece prendere dal panico. Il KGB intervenne quando, ormai priva di controllo, la donna prese possesso delle menti di una intera cittadina. Invece che cercare di sfruttare le capacità di Elena Ivanova, il KGB la sottopose a tremendi test di cui lei ora, per fortuna, sembra non avere più memoria. Test che comunque la aiutarono a tenere sotto controllo, anche se solo parzialmente, i suoi poteri psichici. Una sera, approfittando di una falla nella sicurezza, Elena Ivanova fuggì e si trasferì negli Stati Uniti: lì, secondo le indagini da noi condotte, si è alleata con un mercenario di nome Maverick e ha anche combattuto esponenti della mafia russa. Non sappiamo cosa l’abbia spinta in seguito a tornare in Russia, sappiamo solo che una volta rimesso piede in patria è stata catturata da Gremlin… e il resto lo sapete. Le capacità di Elena Ivanova, come detto, sono fondamentali: può individuare con precisione i covi criminali, permettendo alla squadra di colpire con accuratezza senza coinvolgere gente innocente”.
“E se perdesse il controllo di queste sue capacità? Dopotutto è già successo”. Sempre il Ministro della Giustizia, ovviamente.
“Lei pensa davvero che io non abbia già un piano per questo? Anzi, le dirò che ne ho tre”. Zittito ancora una volta.
“Siamo arrivati quasi alla fine” continua il Primo Ministro “Direi di trattare insieme gli ultimi due soggetti, la Dinamo Cremisi e Powersurge, ovvero Boris Bullski e Mylos Masarik”.
“Anche perché i loro rispettivi passati presentano alcuni elementi in comune. Entrambi sono stati agenti governativi, il primo al servizio del KGB, il secondo per un ramo ora disciolto dei servizi segreti. Entrambi una volta approdati negli Stati Uniti hanno affrontato l’eroe corazzato Iron Man, il primo per proclamare la superiorità in diretta televisiva mondiale del nostro paese sugli Stati Uniti – dico, era davvero necessario renderci così ridicoli? -, il secondo per spiare le industrie Stark, al servizio del quale lavora l’eroe. Entrambi, a seguito dei loro fallimenti, sono stati poi abbandonati dal governo e lasciati al loro destino”.
“Un destino che poi si è incrociato” commenta il Ministro degli Interni.
“Già. Nel tentativo di ingraziarsi nuovamente i suoi superiori, Bullski ingannò Masaryk per fargli attaccare nuovamente Iron Man. Non solo Masaryk fallì, ma precipitò anche in coma profondo: quando infine si risvegliò, il suo unico desiderio era la vendetta. Ma mentre cercava di tornare in Russia a bordo di un sottomarino, questo affondò e lui sembrò annegare. Quello che segue è una mia supposizione: venne ritrovato da Alexei Vazhin e confinato a Volvograd, dove è stato poi recuperato da Shatalov. Non sappiamo cosa gli abbia promesso allora Vazhin, ma ora non ha più importanza. Vorrei, per una volta, prevenire l’obiezione del Ministro della Giustizia…”. Un lieve rossore si diffonde sul volto dell’interessato “… e rispondere alla domanda su cosa accadrebbe se Masaryk scoprisse un giorno che è stato Bullski a ingannarlo e tradirlo. Questo pericolo non sussiste. Lo shock a cui Masaryk è stato sottoposto ha provocato in lui un’amnesia parziale che non gli permette di ricordare quel periodo della sua vita. Infine, come sapete, tutti i componenti della nuova Guardia d’Inverno con l’eccezione di Shostakov e Shatalov sono sotto il totale controllo della Forza Oscura di Stella Nera. Concludo con Vostok…”.
“Non sarà necessario, Vladimir” lo interrompe il Primo Ministro che si rivolge poi ai suoi due colleghi “Questa riunione non ha fatto altro che confermare le buone impressioni che avevo prima che essa iniziasse. E ci sono i fatti inoltre a confermare il tutto. Il tasso di criminalità in questi mesi si è dimezzato e l’economia ne ha giovato, facendo risalire il nostro prodotto interno lordo”.
“Un paese sicuro è un paese in cui i cittadini vogliono investire” afferma Menikov “Noi stiamo dando loro questa sicurezza. Non sarà moralmente accettabile che usiamo degli ex criminali per farlo e non sarà moralmente accettabile che teniamo le loro identità nascoste ai nostri compatrioti, ma penso che il bene maggiore in questo caso faccia passare il tutto in secondo piano. Dobbiamo continuare a perseguire questo bene superiore e per questo vi chiedo di stanziare un aumento del budget”.
“Per quale motivo?” chiede l’inevitabilmente sospettoso Ministro della Giustizia.
In risposta Menikov preme un tasto su un interfono davanti a lui. “Maggiore, adesso può entrare”.
Pochi istanti dopo nella sala fa il suo ingresso una donna con uno sguardo di ghiaccio e un caschetto di capelli neri tagliati corti, l’aspetto androgino.
“Conoscerete sicuramente tutti voi Daria Georgievna Bulova” dice Menikov “Che ha brillato nel team noto come WorldWatch con l’alias di Titanium X, tanto che ci è stata richiesta anche in tempi recenti. Ma io ho detto no perché ritengo che il Maggiore possa essere più utile qui”.
“In che modo?” chiede il Primo Ministro.
“Dobbiamo creare un team di rinforzo alla Guardia d’Inverno, che non potrà essere presente sempre a rispondere a tutte le minacce. Lo chiamerò in maniera informale Squadra Beta e il Maggiore ha già individuato i componenti adatti a questo gruppo”.
“Tutti soldati con alle spalle anni di onorata carriera” specifica Daria Bulova “Hanno bisogno solo di ulteriore addestramento e abilità nel pilotare le armature. Io posso fornire loro quello di cui hanno bisogno”.
“Lascio a voi la decisione finale” conclude Menikov.
I tre uomini di potere rimangono in silenzio per alcuni minuti, ponderando nelle loro menti le varie decisioni. Alla fine il Primo Ministro è il primo a rispondere, dando il suo assenso; altrettanto fa poco dopo il Ministro degli Interni; infine, un po’ a sorpresa, dice sì anche il Ministro della Giustizia.
“L’aumento di budget è approvato, Menikov” dice costui “Le faremo sapere la cifra precisa al più presto e gradiremmo avere da lei anche qualche suggerimento in merito. L’unica condizione è che i componenti della Squadra Beta siano preventivamente valutati e approvati da noi”.
“Nessun problema su questo”. Una concessione di poco conto per far credere loro di avere in mano le redini dell’operazione.
Dopo le ultime formalità, la riunione viene chiusa e aggiornata alla prossima settimana. Menikov si rivolge a Daria Bulova:”Maggiore, ci ritroviamo qui tra un’ora esatta. Mi perdoni, ma devo recarmi a un’altra riunione”.
La donna fa il saluto militare. Menikov non si preoccupa più di dire nulla: alla fin fine, gli piace quest’attestazione di rispetto nei suoi confronti.

Vladimir Menikov è un uomo che riesce a contenere con grande abilità le manifestazioni di gioia. Era certo che la riunione sarebbe andata bene, ma fa sempre piacere veder confermate le proprie previsioni. E poi c’è una cosa che non ha detto a nessuno, una cosa che sa solo lui.
Vladimir Menikov è fortemente convinto che i superumani generino caos e quel caos causa anche i problemi di una nazione. Succede negli Stati Uniti e succede anche in Russia. Sono stati gli elementi superumani, oltre che politici, a dividere quello che un tempo era un glorioso paese. Quindi, se il problema è l’elemento superumano, la soluzione è eliminare questo elemento. Grazie alla sua Guardia d’Inverno rintraccerà e sistematicamente sopprimerà ogni essere dotato di superpoteri, come già accaduto ad Alpha Red e al secondo Unicorno. Alla fine, un tragico incidente colpirà i componenti della Guardia d’Inverno: la nazione piangerà i suoi eroi, ma la Squadra Beta sarà lì pronta a prendere il loro posto.
Nessun superessere, nessun portatore di caos. Pace per la sua nazione.
Ancora raggiante, Vladimir Menikov arriva alla sua nuova riunione. E al suo unico altro partecipante. “Buongiorno, Viktor… Blonsky, sì? Voglio offrirle un lavoro”.
Sinceramente, cosa potrebbe andar male?

Nello spazio profondo.

Una nebbia dal colore inconsistente si aggira ai margini dell’atmosfera, sembra quasi stia… vagando alla cieca! Rimane immobile per quella che sembra un’eternità, poi comincia a precipitare verso la Terra. Miracolosamente l’ingresso nella stratosfera non intacca la sua essenza, che sembra cominciare ad aggregarsi in una forma vagamente umanoide. Nessuno è lì presente ad ascoltare, ma se ci fosse sentirebbe delle precise parole provenire da quella nebbia. “Figli… figli miei…”.

L'INIZIO

Note: Finalmente è tornato il team russo più potente di sempre... anche perché è l'unico! E dopo le classiche scuse di rito per il ritardo, vi dico che ci saranno tre trame che procederanno in parallelo... quali lo scoprirete nei prossimi episodi... e che forse hanno tutte un elemento in comune. Un elemento che sarebbe un certo personaggio Marvel che tra qualche mese sarà sulla bocca di tutti.
Questo episodio serve a ricapitolare i vari protagonisti della nostra storia e il loro passato, nonché tener sempre presente che c'è l'Esercito dei Red che è pronto a colpire... tra un po' (neanche fossero gli Stranieri). Quanto all'ultima scena, anche lì non trattenete il fiato, ma state tranquilli: nulla viene lasciato al caso e nulla viene scordato... anche perché mi segno tutto su un taccuino. Speriamo di non perderlo.
Note di inutile continuity: il personaggio di Daria Bulova era comparso nei nr. 21 e 22 di Worldwatch, scritti dalla meteora Thierry Gerbore, per poi scomparire. E siccome avevo bisogno di una tizia con un'armatura, non ho avuto bisogno di crearne un'altra.